Ancora prima di nascere “sentiamo” le parole, poi sviluppiamo il linguaggio con il passare degli anni per dare un significato a ciò che vediamo e a ciò’ che sentiamo. Le parole diventano così delle etichette per identificare immagini, oggetti, suoni, sensazioni, sapori e vengono utilizzate a seconda di come ogni persona vive le proprie esperienze di vita.
In questo processo è l’ambiente formativo, Il contesto familiare che determinano il primo senso che noi diamo alle parole e diventa poi sempre più importante capire quali sono le nostre sensazioni nell’agire quotidiano, come e con quali parole descriviamo la nostra realtà. Facendo attenzione a come utilizziamo le parole possiamo “allenarci” ad usarne di nuove che ci diano sensazioni diverse, tanto da influenzare il nostro sistema di credenze. Con il passare degli anni tentiamo di conciliare il ns. mondo interno, con i contesti esterni al ns. ambiente abituale, i quali ci condizionano con sfumature e significati che si modificano a seconda di come vengono utilizzate le parole.
Tutti noi siamo il risultato di ciò che pensiamo e di come ci comportiamo, trasmettiamo emozioni corrispondenti al nostro modo di essere e le nostre parole diventano un mezzo per comunicare con gli altri spesso in modo inconsapevole e raramente in modo consapevole: il “come” possiamo cominciare a deciderlo noi!
Le parole che pronunciamo sono come un “boomerang”, arrivano agli altri e ritornano” a noi creando effetti tali da condizionare la ns. mente ed il ns. corpo, a seconda dei nostri stati d’animo. Dal pensare al parlare il percorso è breve e le parole ciinfluenzano senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, ecco perché fare attenzione al nostro linguaggio diventa determinante per creare pensieri e sensazioni positive.
Questo è possibile da subito perché siamo in grado di decidere cosa farne dei nostri pensieri, come e su che cosa focalizzare la nostra attenzione per modificare in meglio il ns. “comunicare”.
Immaginiamo che le parole facciano da “ponte” ai ns. pensieri e che siano il mezzo per andare dall’altra parte della sponda; il ponte deve essere sicuro e solido per arrivare alla meta in tranquillità e senza alcuna tensione, per superare quel vuoto sotto di noi che altrimenti ci farebbe cadere o semplicemente perché senza il ponte ci vorrebbe più tempo per raggiungere la sponda.
La parola, è quindi un mezzo per “passare” da un “luogo ad un altro” rendendoci consapevoli di quello che diciamo, nel tentativo di comunicare agli altri quello che pensiamo. Come? In un modo che ci permetta di esprimerci con rispetto e partecipazione per superare le divergenze e le incomprensioni tra le persone. Proviamo a restituire importanza alle parole e aderenza al loro significato genuino (autentico), ricordandoci che mentre parliamo trasmettiamo qualcosa di noi e chi ci ascolta ci interpreta con una “mappa” diversa dalla nostra ma se cominciassimo a dare valore alle parole potrebbe accadere una magia enorme: la comprensione!
Forse è per questo che a volte le parole “non arrivano” a destinazione, si perdono strada facendo……..proviamo a chiederci: cosa mi piacerebbe sentirmi dire, che cosa “l’altra persona” vorrebbe sentirsi dire?….. ma questa sarebbe un’altra storia da raccontare!… … Facciamo appello alle nostre parole e a quelle di ogni individuo se sapranno essere chiare, colorate, energiche, morbide, solide e leggere , pregnanti e credibili, per poter oltrepassare qualsiasi ponte dentro e fuori di noi.

Alcuni “significati in breve” del testo:
appello come espressione di:
fare appello (a qualcuno o qualcosa) -fare affidamento: faccio a. alla tua generosità ≈ appellarsi, invocare ricorrere, rivolgersi.

ge-nu-ì-no significato: naturale, autentico, schietto.
Derivato dal latino: “genu” ginocchio, dal rito con cui il figlio nella Roma antica, veniva riconosciuto dal padre prendendolo sulle ginocchia. Se lo lasciava a terra cioè “esposto” questo equivaleva a non riconoscerlo e un simile rito ha fatto sì che la radice di “genuino” si avvicinasse a quella di “gignere”generare: ecco perché il figlio genuino era davvero figlio del proprio padre.
Nel corso dei secoli il suo significato si è offuscato adattandosi alle nuove e diverse esigenze; oggi genuino ha “senso”nel definire la qualità di un prodotto,mentre di una persona o di un sentimento si preferiscono termini come: schietto e/o autentico.

com-prèn-de-re significato: Contenere; capire/ composto di con e prendere.
È un contenere che è includere, un capire che è afferrare, saper guardare dentro all’Altro: si comprende ciò che si fa proprio, trasformandolo in “un mattone” per costruirsi attraverso l’intelletto edil cuore.
La comprensione non è spiegare un determinato “fatto” in base alla propria visione, è ciòche si manifesta con “il non giudizio”affinché diventi un dono per chi la riceve e per chi la applica.

con-sa-pe-vo-léz-za
significato: cognizione, presa di coscienza/composto di con e sapere.
La consapevolezza è la presa di coscienza di qualcosa che si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un tutt’uno con il mondo.
La consapevolezza non si può inculcare: non è un dato o una nozione. E’ una ricchezza interiore che ci permette di rapportarci con gli “Altri” e affrontare meglio il nostro cammino.
Esempio:essere consapevoli del rischio che non frena ma rende accorti; la consapevolezza delle proprie capacità che orienta ed entusiasma.

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